Bacciga a processo per il saluto romano in consiglio a Verona

Il 26 ottobre l’interrogatorio condotto personalmente dal procuratore della Repubblica Angela Barbaglio che nemmeno un mese dopo ha chiesto il giudizio immediato per l’avvocato Andrea Bacciga. Tutta colpa di quel saluto romano fatto durante il consiglio comunale del 26 luglio. Quando il consigliere comunale di Battiti ha rivolto il gesto alle attiviste di «Non una di meno» presenti in balconata, tra il pubblico, quella sera. Violazione della legge Scelba l’ipotesi che viene contestata al legale che, difeso dal collega Zeno Domaschio, al procuratore ha risposto per oltre un’ora negando di aver fatto il saluto rievocativo del Ventennio fascista e sostenendo di aver semplicemente alzato il braccio per salutare.
Si era difeso così anche nei giorni immediatamente successivi, sostenendo che il saluto romano richiede l’inclinazione del gomito a 135° mentre il suo, con precisione da goniometro, si era fermato a 120°. Come aveva fatto nell’immediatezza, e cioè negando quello che molti consiglieri e il pubblico aveva invece visto, avrebbe sostenuto di aver salutato mentre si trovava sulla porta (e non quindi all’interno della sala consiliare di palazzo Barbieri) e che il braccio destro alzato era semplicemente un cenno. Ma non fascista. Due giorni dopo, quando la polemica aveva iniziato a prendere forma e tutti gli esponenti politici avevano disapprovato il gesto - quantomeno provocatorio - lui si era difeso dicendo di essere stato minacciato dalle stesse persone che aveva poi visto sul loggione e di averle salutate. Non una, sostennero alcuni testimoni, ma due volte. Invero alcune settimane dopo le attiviste di «Non una di meno» attraverso l’avvocato Federica Panizzo avevano depositato un esposto in Procura e lo stesso avevano fatto numerosi cittadini veronesi. L’ipotesi d’accusa è violazione della legge Scelba e più specificamente dell’articolo 5 della legge n. 645 del 1952, quello che punisce «Chiunque, partecipando a pubbliche riunioni, compie manifestazioni usuali del disciolto partito fascista ovvero di organizzazioni naziste». Abbastanza consistente la pena, in caso di riconoscimento di responsabilità. Il procuratore aprì il fascicolo d’indagine e dispose l’acquisizione delle riprese effettuate dalle telecamere a circuito chiuso presenti all’interno della sala del Consiglio. Alla polizia giudiziaria venne affidato l’incarico di effettuare indagini anche su altri comportamenti tenuti da Andrea Bacciga che dal giorno della sua elezione nella lista «Battiti» (quella del sindaco Federico Sboarina) non è nuovo a provocazioni discutibili (dalla donazione di libri negazionisti alla biblioteca alla richiesta di abolire la legge Mancino) ed è vicino a Fortezza Europa, movimento composto per lo più da ex appartenenti a Forza Nuova. Dopo quel saluto in aula le esponenti di «Non una di meno» avevano pubblicamente chiesto le sue dimissioni, era seguita una schermaglia su Facebook e in risposta all’invito a lasciare il Consiglio Bacciga aveva risposto citando Mussolini. Ora per lui la dottoressa Barbaglio ha chiesto l’immediato.

Fonti: IL FATTO QUOTIDIANO del 27 Novembre 2018 - Testo: Ecn.org/antifa

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