Ungheria di Orban: Il piccolo Reich dentro l'Europa.

Nazionalismo estremo, nessuna politica a favore dell'immigrazione, organizzazioni che lottano per i diritti umani e l'accoglienza considerate nemiche o non gradite in Ungheria; cultura e diritti delle persone LGBT da cancellare. Un piccolo Reich dentro l'Unione Europea, governato da un presidente leader di un partito di estrema destra, appoggiato da un'altro ancora più a destra. Con un'opposizione di sinistra ridotta ai minimi termini, a semplice testimonianza, con la quasi totalità di media e giornali sotto controllo governativo, che mettono a tacere anche ogni minima voce di dissenso; Questa è oggi l'immagine dell'Ungheria governata da VICKOR ORBAN. Ultimo episodio, la cancellazione di tutte le repliche del Musical "Billy Elliot" dall'Opera di Stato di Budapest, perchè secondo gli organi d'informazione del regime, tale spettacolo "difonderebbe l'omosessualità".

Sotto: Articolo da Gayburg


Il Teatro dell’Opera di Stato di Budapest ha annunciato la cancellazione di 15 repliche del musical Billy Elliot, una commedia basata sull’omonimo film di Stephen Daldry. A dettare quella censura è stata una campagna mediatica lanciata quotidiano filo-orbaniano Magyar Idők, secondo il quale quel musical avrebbe avuto lo scopo di «propagare l'omosessualità». Sempre secondo il quotidiano, l'omosessualità «non può essere un obiettivo nazionale quando la popolazione invecchia e diminuisce mentre il nostro Paese è minacciato da un'invasione». Il riferimento è alle teorie razziste di Orban, apprezzatissime e prese ad esempio da Matteo Salvini. E se basterebbe poco a capire che l'orientamento sessuale non può essere modificato da uno spettacolo teatrale, la stampa presidenziale ha ripetutamente accusato i responsabili del teatro di voler «convertire all'omosessualità» i giovani. Il direttore dell'Opera, Szilveszter Ókovács, ha spiegato che quella campagna diffamatoria ha causato un forte calo delle vendite di biglietti, motivo per cui avrebbe deciso di annullare alcune repliche. Ma i quotidiani indipendenti non credono a quella teoria, sostenendo che l'annullamento dipenderebbe da forti pressioni politiche dato che le vendite dei biglietti per tutte le altre date sono andate oltre ogni aspettativa. Nei giorni scorsi anche l'Accademia ungherese delle scienze è finita nel mirino di una campagna diffamatoria coordinata da settimanale conservatore d'orientamento cristiano Figyelő, il quale ha pubblicato una lista di accademici che lavorerebbero «per i diritti dei gay e per la scienza di genere». E, si sa, non c'è spazio per i diritti in quella Chiesa ungherese che ama organizzare rosari sui confini nazionali per invocare il nome di Dio contro l'accoglienza dei richiedenti asilo.

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