Stop al Porcellum

Stop al Porcellum, obiettivo 500mila firme per il referendum
La raccolta delle firme per votare l'abrogazione dell'attuale legge elettorale entra nella fase decisiva. C'è tempo fino al 30 settembre per firmare
ROMA. Un referendum per spazzare via il Porcellum. La raccolta delle firme per votare l'abrogazione dell'attuale legge elettorale entra nella fase decisiva. Il termine per depositare in Corte di Cassazione le necessarie 500mila firme è fissato al 30 settembre. Tre settimane, quindi, in cui i comitati promotori, i partiti che aderiscono (Idv, Sel, Partito Liberale, Unione Popolare e il Pd anche se con qualche cronica indecisione), invaderanno le piazze di tutte le città con i banchetti per raccogliere le sottoscrizioni dei cittadini. Arturo Parisi e Andrea Morrone, promotori principali, mostrano ottimismo: «Sono già state raccolte centinaia di migliaia di firme» dicono. La mobilitazione intanto cresce ora dopo ora, con l'adesione di politici del centrosinistra, ma anche del Terzo Polo, che ha posizioni diverse al suo interno, ma non pone vincoli. E Futuro e Libertà in questi giorni a Mirabello ha aperto le porte ai banchetti per la raccolta delle firme. Lo stesso ha fatto il Pd all'interno dei suoi spazi, malgrado il segretario Bersani non firmi, spiegando che «le iniziative referendarie sono dei movimenti, e i partiti non devono metterci il cappello». Scatenato da tempo l'Idv invece, con Antonio Di Pietro che avverte: «Abbiamo già raccolto 160mila firme».

Insomma, il tempo stringe, ma l'operazione sembra ben avviata per raggiungere il «primo» quorum. Gli stessi partiti che nel 2005 votarono per il Porcellum sono quelli che fanno muro contro la consultazione. Così come, in Parlamento, Pdl e Lega hanno ignorato le proposte di legge presentate dalle opposizioni.

Porcellum da porcata, terminologia che dà un quadro di come questa legge elettorale piaccia a pochi. Molto al Pdl, che l'ha voluta a tutti i costi nel 2005 quando Berlusconi, a pochi mesi dalle elezioni, minacciò persino la crisi di governo se non si fosse fatta. Calderoli si mise al lavoro, la legge arrivò e fu votata dal centrodestra, Udc compreso che era in maggioranza. «La legge c'è, ma è una porcata» sibilò il ministro della Lega, e fu il politologo Giovanni Sartori a coniare il Porcellum. Ora i referendari vogliono tornare alla legge che porta la firma dell'ex ministro Sergio Mattarella. E per il Mattarellum anche il recalcitrante Pd alla fine sta aderendo, pur se in ordine sparso. Detto di Bersani, hanno firmato Prodi, Veltroni, Bindi, Chiti, Fassino, Franceschini. Insomma, lo stato maggiore del partito si è mosso negli ultimi giorni, per la gioia di Parisi che dopo qualche tensione con la segreteria ha ringraziato pubblicamente.


Ma cosa cambierebbe? Oggi l'elettore si limita a votare solo per liste di candidati (liste bloccate) senza poter indicare preferenze. L'elezione dei parlamentari dipende quindi solo dalle scelte dei partiti. Viene garantito un minimo di 340 seggi alla Camera alla coalizione che ottiene la maggioranza relativa dei voti: il famigerato premio di maggioranza. Al Senato il premio di maggioranza è invece su base regionale. Sbarramento alla Camera per le coalizioni al 10%, al 4% per le singole liste. Nelle coalizioni programma e leader devono essere unici.

Il Mattarellum prevede invece maggioritario a turno unico, il voto su due schede per la Camera e una per il Senato, con la parte proporzionale (25%) alla Camera espressa nella seconda scheda. Territorio nazionale diviso in 475 collegi uninominali per la Camera, e 232 per il Senato e l'elezione del parlamentare (a maggioranza relativa sugli altri) semplicemente in base a un sistema maggioritario a turno unico. 155 seggi alla Camera assegnati quindi con il voto proporzionale (la seconda scheda), e al Senato 83 seggi proporzionali su base regionale.

Firme permettendo dunque, l'appuntamento contro il Porcellum sarà, con tutta probabilità, per la prossima primavera.


www.referendumelettorale.org

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