Formazione per le forze dell'ordine per prevenire gli attacchi anti-gay: è la proposta di Polis Aperta, associazione di omosex in divisa, dopo le recenti aggressioni a Roma.
«Noi siamo una risorsa»martedì 16 settembre 2008 , di Delia Vaccarello da "1,2,3...liberi tutti del'Unità" di Delia Vaccarello A Roma due giovani turisti che si tenevano per mano sono stati aggrediti daun gruppo di ragazzi omofobici: come si fa ad allertare le forze dell'ordine sulla probabilità dell' agguato anti-gay ? Una vasta conoscenza sui criminidi odio da mettere a disposizione per addestrare poliziotti, vigili ecarabinieri la offre Polis Aperta, l'associazione che riunisce militari ecivili, nata nel 2005 e capitanata da Nicola Cicchitti, gay e finanziere.
Presidente di Polis da maggio, Cicchitti non ha dubbi: «Se facessi corsi diformazione direi ai colleghi: una coppia di omosessuali che cammina di notte per strada è già di per sé esposta alla derisione. Se viene intercettata da un gruppo di ragazzi che giocano a esaltarsi tra loro, a provocare icompagni a chi la spara o la fa più grossa, il passo dalla battutaccia allo spintone, dallo scherno all'aggressione, è breve». Fantapolizia? No, èquello che avviene già in Spagna, dove l'associazione «Gay les pol» in due anni ha messo a punto una campagna anti-discriminazione per il personale della polizia e un'altra contro i crimini di odio (hate-crimes).
Attenzione, dice Cicchitti, «non siamo sceriffi, né pensiamo di fare clamorose azioni di piazza. Vogliamo formare, riversare sui corpi delle forze dell'ordine le nostre conoscenze di gay e lesbiche in divisa». Ancora: a volte le vittime di aggressione omofobica non espongono denuncia perché temono di essere prese in giro anche dai graduati a cui si rivolgono o perché non voglionoche i parenti vengano a sapere del loro orientamento sessuale. «Occorre addestrare il personale a trattare con le vittime dell' omofobia, aindividuare le loro paure». E' semplice come bere un bicchier d'acqua, diventa complicato in un paese in cui l'omofobia viene prima ammessa, poi negata, infine strumentalizzata, quando non urlata.
Di certo non viene contrastata con leggi dalla parte dei cittadini. Le associazioni di gay e lesbiche in divisa, che formano anche una rete europea, ribaltano la regola dell'esercito americano «Dont ask, dont'tell»: non chiedere non dire. Fino a poco fa è servita a tollerare i gay velati, e a far fuori i dichiarati. Oggi un gruppo di generali ne ha sancito i limiti: la regola fa disperdere talenti preziosi ed è datata, pensata peruna società meno aperta.
Polis Aperta (appunto) considera un diritto per le divise dichiararsi gay e dice: «Noi siamo una risorsa». L'associazione il 26 settembre terrà a Bologna una riunione del direttivo:«Non è un coming out collettivo, né una riunione aperta. Parleremo a portechiuse delle azioni da mettere in cantiere», aggiunge Cicchitti. Un meeting interno già contrastato da mugugni di alcuni rappresentanti di polizia, approdati sulle colonne della stampa locale. Ma cosa c'è di così fastidioso nell'immaginare un militare gay o una poliziotta lesbica? Forse scatta la facile e stereotipata equazione che gay significa checca, che lesbica vuol dire «femmina», laddove a difendere i cittadini ci vogliono i muscoli e ilfare virile? «Ma stiamo scherzando? Difendere una persona non vuol dire avere i muscoli, anzi se hai solo i muscoli rischi di danneggiarla», ribatte Cicchitti.
E individua alcuni requisiti fondamentali per la «divisa» che satutelare: «Rispetto della legge, professionalità, sangue freddo, spirito diservizio nei confronti dei cittadini. Noi siamo servitori dello Stato», ribadisce, e senti l'orgoglio nell¹intercalare. «Sono di Vibo Valentia. Mi sono arruolato dieci anni fa, ho fatto la scuola a Trento e poi sono arrivato in Friuli Venezia Giulia». Dal Sud al Nord, grazie alla divisa che incute timore e risarcisce qualche ferita? «Volevo fare il finanziere fin da piccolo, forse inconsciamente ce l'ho a morte con le frodi, di ogni tipo, compreso il furto del rispetto.
Ho fatto studi di economia aziendale, sono stato attratto dalla disciplina della Guardia di Finanza, dall'ossequio delle regole. Ho imparato che un militare dedica la sua vita al servizio dei cittadini». Cicchitti sostiene che uno viene rispettato per i valori e per la condotta, non certo perché sposato osingle, perché padre di umani o amico di una nidiata di gatti. Da finanziere non ha mai subito aggressioni. «Non ho dovuto dire: sono gay. Mi chiedevano cosa facevo la domenica e rispondevo che uscivo con il mio compagno». Ma allora perché combatte l'omofobia? «Non la temo affatto, la trovo profondamente ingiusta, frutto scontato di molta ignoranza. In caserma cen'è? Non di più che in fabbrica». E quali armi affila per contrastarla?«Parleremo con le istituzioni, chiederemo incontri al ministro dell' Interno,della Difesa, dell' Economia, e al capo dello Stato che è il capo delle forze armate. Proporremo la formazione. Siamo contrari al gay per forza nelle pattuglie, vogliamo che tutti sappiano come prevenire o affrontare un' aggressione omofobica».
Oltre alle critiche Polis Aperta ha già incassato il sostegno di Roberta Pinotti, Ministro ombra della difesa del Pd, e della parlamentare Anna Paola Concia, l'appoggio delle principali associazioni lgbt, da destra Gaylib, da sinistra Arcigay. L'obiettivo è anche quello di essere un punto di riferimento per i tanti omosex in divisa ma ancora silenti. La strategia prevede il lavoro di squadra. Grazie alla rete Europea, Polis aperta si raccorda con le associazioni che lavorano in Olanda, Irlanda, Germania, Belgio, Spagna, Svezia, Finlandia, Francia, RegnoUnito, Austria. Il simposio europeo si terrà a Parigi nel 2010. Ma Cicchitti sogna una sessione straordinaria in Italia nel 2009: «In Italia non ci sono leggi contro le aggressioni omofobiche, la protezione del cittadino è una emergenza». Cicchitti ha 30 anni compiuti da poco e crede in quello che fa, senza troppi impaludamenti. E' schietto, fiducioso. Un omosessuale moderno.
Ma chi è questo omosessuale moderno?
Ma chi è questo omosessuale moderno?
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